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  • Francesco Vivacqua

Il Polmone del mondo - Paolo Polli

La prima riflessione che raccolgo è che, a memoria d’uomo, mai opera d'arte poteva intercettare, in modo sublime, le emozioni, i dolori, le sofferenze che la pandemia ha provocato.


Anche le paure, la castrazione di una visione del futuro, la speranza nella mitizzazione del globale.


Nello stesso tempo il titolo “I Polmoni del Mondo”, che non è definizione di oggi ma è ciò che l’artista Paolo Polli aveva già definito pensando all’opera, rappresenta anche una premonizione pazzesca che è nel bagaglio solo dei grandi artisti, cioè di coloro che si esprimono, al massimo, con il duro lavoro necessario al concepimento di un’opera.


Paolo Polli aveva lucidamente immaginato che il polmone, configurato come parte della Universo, è il passaggio obbligato per la sopravvivenza dei popoli e della stessa continuità di questa palla abitata che definiamo Mondo.


Paolo Polli, l’artista che mi emoziona, peraltro “Stella al Merito Sociale di Cultura&Solidarietà", da molto tempo ci porge il messaggio che per poter continuare a vivere, sognare, progettare abbiamo bisogno che nel mondo i suoi miliardi di polmoni funzionino al meglio.


Funzionino perché rispettiamo l’ambiente e viviamo in modo consapevole che ci sono popoli che distruggono la natura non avendo altra scelta di sopravvivenza in quanto i ricchi sono egoisti e la pandemia ha dimostrato che toccare i polmoni significa toccare la vita, mettere a rischio la sopravvivenza, di tutti.







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