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Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna investe 5.744.000 euro nei suoi territori





a cura di Teresa Tardia



Per l’anno 2023 i fondi messi a disposizione dal Consiglio di Indirizzo della Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna attraverso il piano degli investimenti previsto dal Documento Programmatico Previsionale saranno 5.744.000 euro, approvato all’unanimità.

Pertanto anche per il 2023 sotto il segno della continuità e del sostegno la Fondazione opera per lo sviluppo dei territori di Bologna e Ravenna.

Vien fatta tuttavia una analisi particolare se il 2021 è un anno positivo, in cui l’economia globale ha registrato importanti segnali di espansione, il conflitto in Ucraina nel 2022 ha sovvertito le prospettive di crescita mondiale, producendo una grave battuta di arresto dei mercati. Nonostante il contesto finanziario che registra incertezze e margini di crescita per l’Italia fortemente limitati, le previsioni di chiusura della Fondazione per l’anno in corso segnano un significativo avanzo d’esercizio.

La Fondazione sosterrà, con persistenza, azioni per ridurre le disparità sociali e fortificare la coesione della comunità nel segno dell’educazione, della cultura, della ricerca scientifica, con particolare attenzione alle fasce di popolazione più deboli e allo sviluppo di territori a rischio di impoverimento sociale, culturale ed economico.

«Tre anni di pandemia e conflitti a livello globale, che si sono scatenati contemporaneamente, hanno creato profonde incertezze. Mantenendo invariato l’ammontare delle erogazioni anche per il 2023, abbiamo inteso dare un segnale di fiducia e ribadire l’impegno nei confronti della nostra comunità. Più di 5,7 milioni di euro saranno messi a disposizione dei nostri territori, senza incidere sugli accantonamenti, grazie a una gestione molto oculata degli investimenti nel corso dell’ultimo anno ̶ dichiara Giusella Finocchiaro, Presidente della Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna. Le Fondazioni di origine bancaria devono fare la propria parte, intercettando i bisogni di tutta la comunità, soprattutto in un momento di crisi complesse come quelle che stiamo vivendo. E noi accogliamo volentieri, con senso di responsabilità, il compito che ci spetta. Le erogazioni ̶ spiega Finocchiaro ̶ sono ripartite tra le aree tradizionali di intervento: 40% nel settore sociale, 40% nel settore della cultura, 10% nel settore dello sviluppo locale e 10% in quello della ricerca scientifica, secondo una suddivisione necessaria sotto il profilo amministrativo, ma che non riflette a pieno il modo di agire della Fondazione, sempre più aperta e interessata a investire nei progetti più innovativi e trasversali rispetto ai settori».

L’impegno della Fondazione prosegue attraverso un ascolto attento delle necessità del territorio e la promozione di un ecosistema comunitario dove sono alleate le forze migliori, sia pubbliche, che private e del terzo settore, all’insegna di iniziative con solide basi progettuali ad alto valore sociale ed economico.

Anche per il 2023 saranno prioritarie le azioni a sostegno del mondo dell’educazione e della cultura, aree di intervento che da anni costituiscono il centro dell’operato della Fondazione.

«Le massime energie saranno rivolte come sempre alla scuola, un ambito della società da presidiare con grandissima attenzione, oggi più che in passato. Sostenere la formazione, sperimentare nuovi modelli didattici, ridurre il divario digitale ancora profondo nel nostro Paese, è di stringente necessità in un mondo in rapido cambiamento, dove la dispersione scolastica è un fenomeno davvero preoccupante. La linea d’azione confermata rimane quella di contrastarla con tutte le risorse possibili» commenta la Presidente Finocchiaro.

Sono stati rinnovati i contributi al Progetto Giovani e a INS – Insieme nella Scuola, e il sostegno ai Fondi nazionali condivisi con altre fondazioni e promossi da Acri (tra cui il Fondo per il contrasto alla povertà educativa minorile, Fondazione con il Sud, il Fondo Contenimento Crisi, il Fondo per la Repubblica digitale.

Strategico l’impegno nei confronti del mondo dell’arte e della cultura.

Il 2022 è stato un anno caratterizzato, sul piano culturale, da un cospicuo aumento delle richieste di finanziamento, pur mantenendo inalterate le erogazioni, la Fondazione ha provveduto a definire delle linee prioritarie, valide anche per il 2023. I criteri imprescindibili ai quali i progetti presentati dovranno rispondere sono: fornire strumenti educativi per avvicinare giovani e giovanissimi al mondo dell’arte, in tutte le sue forme; proporre azioni di welfare culturale che coinvolgano attivamente tutte le fasce di popolazione, nel segno dell’inclusione; lavorare in sinergia con altre associazioni, enti del territorio e istituti scolastici, condividendo idee e risorse.

Sempre originali e culturalmente rilevanti sono le mostre che annualmente la Fondazione progetta e organizza nella sua sede, in via delle Donzelle, e negli spazi dell’Oratorio San Filippo Neri, che inaugurano nei giorni di Arte Fiera e Art City.





Nell’ottica di un futuro più sostenibile, obiettivo prioritario sarà l’inclusione, che implica lavorare per promuovere il benessere dei cittadini - che non significa solo welfare - contrastare le disuguaglianze di ogni genere, promuovere la solidarietà fra i membri della comunità, che si arricchisce con le differenze. Indispensabili saranno gli interventi volti a mitigare le conseguenze della crisi inflattiva ed energetica, l’impoverimento educativo, l’emarginazione dei cittadini più fragili, dagli anziani ai disabili, dalle persone indigenti a quelle con background migratorio, incentivandone l’inserimento lavorativo e l’integrazione.

Ulteriori interventi sono previsti nella ricerca scientifica e tecnologica e nello sviluppo locale operando su quattro principali linee di intervento: Immigrazione, integrazione, contrasto alle violenze e alle disuguaglianze sociali; Innovazione tecnologica, ricerca, impresa e inserimento lavorativo; Alta formazione e Sviluppo del territorio.

reati.

Infine, nell’ottica di promuovere una analisi del contesto cittadino bolognese che potrebbe essere mutato, la Fondazione ha richiesto al Censis, a distanza di quasi 20 anni dalla ricerca Bologna oltre il benessere. Accompagnare la città nelle sue trasformazioni, di produrre un nuovo rapporto interpretativo sulla città di Bologna.


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