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  • Marcello Menni

Tanta speranza, ma ci aiutino per davvero. I commercianti del centro di Milano si appellano alle aut

Il centro di Milano ha saputo attrarre milioni di persone anche per il fascino dei suoi negozi, dei suoi caffè e dei suoi ristoranti.

La peculiarità meneghina è che buona parte di questi non sono grandi marchi internazionali del commercio né appartengono a grandi società.

“Sono piccoli e medi imprenditori” dice Alessandro Prisco da oltre 20 anni Presidente della importante Asco Duomo, che rappresenta moltissimi commercianti anche nel dialogo con la PA a tutti i livelli “spesso con una lunga storia di impegno e sacrificio famigliare”.



Uomini e donne coraggiose che sono sopravvissuti a le tanto crisi dell’ultimo trentennio: “Hanno investito, hanno saputo innovare: è hanno dato al centro di Milano, il suo salotto, quel suo charme inconfondibile che da anni gli stranieri di tutto il mondo assaporano” continua Prisco.

“Non sono mancati problemi in passato, ma ora siamo in una situazione inedita: costi fissi come locazioni - e voi immaginate quanto alte -, utenze, spese di personale a fronte di entrate pari a zero rischiano di mettere in ginocchio aziende storiche, dinamiche, sane ma che sono sempre sopravvissute con le proprie forze”. Prisco, che ha promosso centinaia di iniziative a favore del centro di Milano, fra cui quella ormai famosissima dei mercatini di antiquariato di Piazza Diaz e di Brera, in collaborazione con “Mercatini e curiosità”, oltre che le iniziative a favore dei clochard, è preoccupato: “Cartelle esattoriali, problematiche burocratiche non hanno cessato di arrivare in questo periodo, dipingendo fra di noi l’immagine di una mano pubblica, se non grifagna, colpevolmente disattenta”.

Nel centro di Milano – nella parte cioè ricompresa nella circonvallazione interna ci sono all’incirca 2.500 esercizi commerciali – fra bar, negozi, ristoranti – rappresentando poco meno del 10% dei 28.000 esercizi presenti in città.


Se proprio qui c’è una parte rilevante delle medie e grandi strutture di vendita (in totale 1200) sopravvive una importante fetta di imprese familiari e di tradizione (la metà del totale di quelle presenti), straordinario valore aggiunto alla città, alla sua riconoscibilità e alla creazione dello “spirito di Milano” – un ricco mélange di storia e modernità- che tanto piace agli stranieri, una clientela ora completamente persa.

La categoria è tuttavia ottimista: “con solidi aiuti noi possiamo farcela ma basta, basta, basta burocrazia stolida e incapace. Se dallo Stato centrale ci aspettiamo aiuti con mutui e tasse, dal Comune vorremmo avere una burocrazia più snella, e - alla ripresa - la possibilità di aprire, fare, inventare senza troppi lacci e laccioli”.


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