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Relazione del Presidente Giovanni Calabrese - Presidente Coopselios

Care Socie, cari Soci,
in qualità di Presidente, su mandato del Consiglio di Amministrazione, sono a presentare il Bilancio Ordinario dell’esercizio 2017 all’Assemblea Generale dei soci. I tempi e le modalità sono stati determinati come previsto da Statuto e la dilazione dei termini di convocazione dell’Assemblea Ordinaria di Bilancio al 22 giugno 2018, è motivata dal fatto che la Cooperativa rientra negli obblighi previsti nell’Art. 2364 del Codice Civile per la redazione del Bilancio Consolidato.
Prima di procedere all’esposizione dei risultati dell’esercizio economico-finanziario 2017, ritengo sia corretto porre alla vostra attenzione i fatti più salienti che hanno caratterizzato il contesto generale e di settore nel quale la Cooperativa ha operato.
Il contesto generale
Basandoci sugli indicatori che abbiamo raccolto nell’ambito in cui agiamo, il 2017 è stato un anno particolarmente significativo. Chiudiamo il bilancio con un valore della produzione in aumento rispetto al 2016 (+3,90%), con un utile di esercizio che supera in maniera importante i 2,5 milioni di euro, al netto delle operazioni straordinarie, ed un patrimonio netto di oltre 38 milioni di euro. Alcuni economisti definiscono il nostro comparto come “anticiclico”, ovvero la nostra dinamica economica è contraria a quella degli altri comparti produttivi. Quando tutti erano in recessione, noi continuavamo a crescere, ora che gli altri comparti ricominciano a crescere soprattutto per le esportazioni, noi ci troviamo in una situazione di crescita meno sostenuta a causa di consumi interni ancora deboli.
Se a questo aggiungiamo che siamo all’inizio di una complessa fase di necessario ripensamento del welfare italiano, ne deriva che le incertezze sono molte, più delle certezze. Nell’ambito delle attività svolte con l’Ente Pubblico, il problema più consistente è rappresentato dalla tendenziale compressione delle risorse disponibili per i servizi sociali dei Comuni a fronte di domanda in forte espansione. La penuria può spingere le amministrazioni a promuovere gare d’appalto nelle quali, in un modo o nell’altro, è il prezzo offerto a fare la vera differenza. I servizi sono quindi esposti al serio rischio di gare al massimo ribasso che favoriscono i soggetti più spregiudicati che operano nel nostro settore che solo le Amministrazioni più responsabili sono in grado di evitare.
Un secondo problema, derivante dalla medesima causa, è rappresentato dal ricorso al lavoro “grigio e informale”. Si tratta di quegli ambiti di attività, in particolare l’assistenza domiciliare e i servizi educativi territoriali, nei quali l’ente committente può cercare di coinvolgere forme di badandato “organizzato”, l’associazionismo ed il “volontariato professionale”, creando cornici istituzionali che formalizzano almeno una parte dell’apporto di questi soggetti, consentendo un notevole risparmio sui costi al di fuori di forme di collaborazione istituzionale “certe”. La concorrenza di questi competitor si gioca tutta sul trattamento del lavoro e questo rende la situazione particolarmente critica per coloro (come Noi) che della tutela del lavoro facciamo il nostro principale tratto distintivo.
A maggior ragione, la presenza di questi competitor pesa sulle iniziative rivolte ai soggetti privati, ai quali occorre far apprezzare le nostre capacità organizzative e di qualità dei servizi erogati, per controbilanciare l’innegabile maggior economicità di una badante in grigio. Nei primi giorni del 2017 è scomparso Antony Atkinson, uno degli economisti contemporanei che ha dedicato la vita alla misurazione, all’analisi, allo studio e al contrasto della disuguaglianza e della povertà. Il messaggio di fondo dell’economista inglese è che per ridurre la disuguaglianza non sono sufficienti nuove tasse sui più abbienti per finanziare i programmi pubblici esistenti, ma sono necessarie idee originali; politiche pubbliche innovative in grado di orientare il cambiamento tecnologico, politiche per il lavoro che perseguano il pieno impiego e regolino il mercato delle retribuzioni, politiche di welfare capaci di rispondere alle trasformazioni della società e politiche fiscali maggiormente eque e progressive che aumentino le imposte sul reddito per le fascie più abbienti, sul capitale e sui trasferimenti patrimoniali, riducendo la tassazione sui consumi e sui redditi da lavoro.
Crediamo che anche la nostra Cooperativa faccia parte di questa sfida enorme reinterpretando costantemente il proprio ruolo nella società, fornendo risposte innovative alle rapide trasformazioni che stanno interessando il Paese.
Ma in questi anni di crescenti diseguaglianze e di profonde trasformazioni economiche e sociali, come si è mossa Coopselios? Quali strategie ha adottato? Con quali prodotti e servizi sta rispondendo ai nuovi bisogni? Che rapporto ha con il mercato e la finanza? Quali relazioni sviluppa nei territori e nelle comunità locali? Ed ancora, quali finalità persegue?
In questi anni siamo riusciti a lavorare nei mercati senza interiorizzare le negatività dei mercati, ad utilizzare la finanza restando autonomi ed indipendenti, a sviluppare un’innovazione che parta dai diritti delle persone più deboli per rafforzare i legami con la società civile, tenendo insieme azione imprenditoriale e funzione sociale. La sfida è grande, ma abbiamo dimostrato che è possibile.
Il tema dell’innovazione diviene, a tal fine, particolarmente rilevante.
Con la crisi, l’innovazione ed ancora di più la Social Innovation è divenuta una tematica di interesse per politici, amministratori pubblici, imprenditori, ricercatori ed anche per i media, creando una vera e propria narrazione dell’innovazione che coinvolge alcuni attori specializzati operanti nel settore della consulenza, della comunicazione e delle relazioni esterne.
In questo la nostra impresa sociale cooperativa, grazie alla capacità di promuovere innovazione e di narrare le proprie esperienze, sembra diventare un vero e proprio modello di innovazione.
La nostra Cooperativa ha tutte le caratteristiche per interpretare le trasformazioni in atto, divenendo uno dei protagonisti di un nuovo modello di sviluppo fondato sulla sostenibilità economica ed ambientale e sulla responsabilità sociale, capace di giocare un ruolo di primo piano per vincere alcune “Sfide Paese” come per fare alcuni esempi :
la costruzione di nuove filiere di servizi di welfare socio-sanitario e assistenziale che puntino sulla personalizzazione e umanizzazione dell’offerta piuttosto che sulla produttività e la standardizzazione;
un sistema pedagogico/educativo teso a sostenere bambini, genitori ed insegnanti promuovendo metodi all’avanguardia e tematiche contemporanee,
la rigenerazione dei quartieri ed il riuso di spazi pubblici, partendo dai bisogni e dalle risorse dei cittadini piuttosto che dagli interessi dei grandi gruppi finanziari ed imprenditoriali.
Il 2017 è stato caratterizzato da ulteriori mutamenti interni alla Cooperativa rispetto a quanto già avvenuto nel 2016. Si è trattato di processi di cambiamento consapevoli, volti a garantire una organizzazione più efficace e maggiormente orientata agli obiettivi che ci siamo dati nel piano strategico; non più erogare servizi ma progettare e produrre soluzioni alle problematiche e ai bisogni di welfare del sistema cliente di riferimento, offrendo all’interlocutore anche una esperienza umana positiva. Questo paradigma ci ha portato a mettere maggiormente al centro le Persone e i Servizi, con la consapevolezza che in Cooperativa la ricchezza più grande è il capitale umano, le persone che vi lavorano con il “desiderio di coltivare relazioni significative e interazioni collaborative”.
Oggi possiamo affermare che non è più “un desiderio”, ma un progetto di partecipazione democratica nel quale intervengono con responsabilità e consapevolezza, come interlocutori privilegiati, le Socie e i Soci della Cooperativa. Due anni fa la nostra cooperativa si è trovata di fronte ad un bivio, sapevamo quale fosse la strada più facile da percorrere, ma abbiamo scelto consapevolmente la strada più difficile, quella giusta; una strada fatta di principi e di valori, propri del nostro essere cooperatori. Non sono sicuro se dinanzi ad alcune lobby anacronistiche e in via d’estinzione che hanno provato a gettare fango su di noi, ci siamo contrapposti in maniera efficace.
Ma di una cosa sono certo: questa Presidenza, questa Dirigenza non è disposta a barattare neanche un’ora del vostro lavoro per comprarsi un futuro agiato, e questa signori miei si chiama onestà, si chiama coraggio e cioè quelle doti minime che una classe dirigente dovrebbe avere. Adesso più che mai avete nelle vostre mani il futuro della Cooperativa, è un futuro prezioso potete credermi.Non permettete che venga screditato; proteggetelo, abbracciatelo, è una cosa che ne andrete fieri, molto fieri.